L'Uomo

lunedì 17 novembre 2014

IL MARE E L'ORIZZONTE

Siamo ali dello stesso gabbiano,
come onda delicatamente accarezziamo lo scoglio del tempo,
andiamo torniamo verso il cielo terso di maggio,
quando i roseti profumano
e i sensi si destano danzando sul canto delle cicale.
Siamo respiro della stessa emozione,
che ruba birichina i colori della natura
e s' imbelletta come una donna vanitosa,
davanti allo specchio del tempo.
Il panama e' là, appoggiato tra le stelle,  
come certi pensieri che li hai dentro
e fai finta che non ci siano.
Mani salmastre, usurate dal destino
che batte in levante sordo al respiro della vita.
Mi lascio andare a un respiro profondo,
sento il male di vivere
in una cicatrice che stamattina urla.
A volte non so cosa fa più male
se un dolore fisico o un dolore dell’anima.
si proprio la mia anima un campo di croci,
dove solo la tua luce può portare il giorno.
Si spera sempre
per non morire d'indifferenza,
troppa gente non conosce  più il fremito di una piccola emozione. 
Mi perdo nel calendario dell'avvento
Fatto a forma d'albero,
provo anche io a sentire la magia del natale che viene,
tornano ricordi un fanciullo reso uomo troppo presto.
Ma ci sei tu, il tuo amore che profuma come la primavera,
ma ci siamo noi ali dello stesso gabbiano
si vola liberi nei giorni che paiono abbiano perso le ore,
si danza sulla battigie malate d’autunno
riposando tra le barche rovesciate.
Chiudo gli occhi, mi sento leggero nell’idea di te.


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