L'Uomo

sabato 21 maggio 2016

PROFUMO DI CAFFE' E SAMBUCA


Profumo di caffè e sambuca
danza con il mormorio della brezza di maggio
che accarezza i capelli,
quasi a cercar di mettere ordine ai pensieri
di un poeta distratto,
mi salva l’amore in questo tempo.
Din don Din don,
la campana suona in cielo
quasi a volermi destare
mentre confuso barcollo sospeso tra l’infinito e il baratro.
Ipocriti farisei lungo la via della poesia,
tutti con il loro vuoto rimario,
pronti a vendersi per una effimera gloria,
ipocriti che non siete altro
avete dimenticato che la poesia veste la polvere,
è rigata a sangue dalla vita che a volte non ha pietà.
Din don Din don
la campana suona per voi
che pensate alle vostre grasse pance
e puzzate di falsità come i beoni di osteria,
mentre tutti dimenticano tutti e tutto.
Non vesto l'abito buono,
non sono mercenario alla corte dei finti adulatori,
sono un viandante che puoi incontrare là
dove gli occhi del mondo non vogliono arrivare,
mi puoi trovare mentre danzo con il mio amore sotto la pioggia.
Ah il mio amore, quanta passione in un bacio in una carezza,
ah il mio amore che mi prende per mano
quando litigo con il senso della vita
e vorrei mandare al diavolo tutto e tutti.
Ah il mio amore che non mi lascia per strada
ma si prende cura delle mie ferite.
Vivo per vederla sorridere di felicità, mentre tra le dita
anche un fiore sgualcito è un fiore bellissimo.
Il mio rimario è scritto con il sangue delle ginocchia sbucciate
mentre corro incontro all’infinito,
so che non lo abbraccerò,

ma è meglio di morire di noia sopravvivendo.

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