L'Uomo

giovedì 3 novembre 2011

IL CANTO DELL'AMORE PERDUTO

Respiro nebbia
sulla veranda
che da sul mare,
quel silenzio
che regala pigrizia,
quell’abbraccio delle coperte
che non vorresti mai lasciare
in questi giorni
che preparano al via all’inverno.
Osservo l’onda
che corre verso la spiaggia
ma uno scoglio
rallenta la corsa,
sparge il senso di infinito
che essa porta,
come i nostri sentimenti
che vorrebbero vibrare
ma sono frenati dalla ragione
dall’incapacità di vivere
semplicemente
per un respiro d’amore.
Sto disegnando
il tuo profilo
sui vetri
bagnati d’umidità
lo cancello
poi torni
perché ormai fissato,
ti ritrovo
tra le pieghe del cuore
sento ancora
quel brivido
della tua mano
sul mio petto.
Avrei voluto prendere la tua mano
stringerti
baciarti nel silenzio della sera.
Fa male
vivere i propri sentimenti,
vorrebbe dire
vivere.
Più facile
nascondersi timidi
tra le foglie
colorate d’autunno,
più facile affacciarsi timidi
sul corso della vita
per perdersi
nel silenzio
di un bosco malato d’inverno.
Non ho mai capito
se quel sorriso
è nato dal cuore,
se tante parole
sono frutto di un momento
in cui la vita per te
gira all’incontrario
e cerchi un brivido
solo un brivido  
per sentire meno
il fiele della realtà.
Vorrei capire
il tuo silenzio
il tuo scappare
innanzi ai miei sentimenti,
regalati
con l’ingenuità di un bimbo
che felice
porge un fiore alla sua mamma
e si sente importante.
La nebbia
ti entra dentro
come il profumo salmastro
del mare,
un canto lontano di gabbiani
che cercano
tra le pieghe del mare
frammenti di cibo
come io
mi tendo al cielo
a cercare un perché.
La nebbia
ti entra dentro
fa male
è un emozione che ti prende lo stomaco
 quando t’accorgi
che il tempo scorre
e tu
perdi a tempo a pensare
e non vivi.
Io
il coraggio di fare una buca con le mani
ce l’ho e metterci dentro
tutto l’amore che ho per vedere
se sarà rosa di un giorno
o per una vita,  
tu non so.
Il coraggio di vivere
è una conquista,
è un lavorare
ai fianchi
la quotidianità
che anche se non va bene
non chiede nulla
se non un lento
incedere delle ore,
e’ un lavorare all’anima
come una sarta provetta
fare e disfare
cucire e rammendare
sino a quando
non splenda come una stella
senza stancarsi  mai
di lucidarle con polvere di stelle.
A volte
siamo troppo celebrali,
il cuore
è un muscolo che pompa
nella carcassa
di mendicanti senza tempo.
La nebbia si alza
il primo raggio di sole
è uno schiaffo,
io comincio a vivere
magari senza di te
ma io
comincio a vivere.

Nessun commento:

Posta un commento