L'Uomo

giovedì 17 dicembre 2015

POESIA DEL DOLORE E DELLA SPERANZA



Poesia del dolore e della speranza,
scribacchiata, pensata
rubando ore al tempo del quotidiano,
aprendo il petto ad un sole
che lieve scalda mattini umidi.
Ho conosciuto il morso della fame in gioventù,
altro che i ragazzi di oggi malati di tecnologia.
Ho conosciuto il respiro del silenzio
non quello del mare che ti da pace
ma quello del tormento più profondo.
Ho conosciuto l’assenza di una carezza
di parole semplici, banali
di cui ogni bambino ha bisogno.
Un uomo sul cammino, la sua barba bianca
il suo essere nonno, la sua pazienza
la sua arte il suo sapere
semina della quercia di oggi,
con la pazienza dei virtuosi
ha cacciato pensieri ombrosi.
A volte essere figli
vuol dire portare il peso di una croce per colpe non proprie,
vuol dire ascoltare parole come lame di ghiaccio.
A volte vivere il quotidiano
vuol dire mendicare la conoscenza
non vista come aiuto per la crescita
ma come un fastidio percepito da chi sa.
Vive un momento delicato
il poeta incerto sulle sue gambe,
sostenuto dal suo Amore,
proprio ora dove cedere e' un attimo,
ma si aggrappa con forza
come radice alla terra
ad un sentimento vero
che come stella cometa
buca la notte portando ristoro ad un anima impaurita.
Scribacchiare mi aiuta a liberarmi
di un peso che a volte fa paura.
Ora vorrei abbracciarti, ascoltare la danza degli angeli
che vibrano alla luce delle stelle
mentre la luna come odorosa orchidea
spande l’essenza di un attimo di eternità.
Poesia del dolore e della speranza,
scribacchiata, pensata
condivisa con chi ha voglia
di fermarsi ad ascoltare un matto
che brandisce fogli gialli,
brandelli di emozioni  

che si colorano quando sfiorano il tuo pensiero.

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