L'Uomo

domenica 6 marzo 2016

LO SCRIBACCHIARE DI MARE



A cosa sto pensando,
già cosa sto pensando
mentre fuori fa notte d’improvviso,
mentre scrivo versi distratti
dall’urlo del temporale.
Penso allo scribacchiare di mare che si fa poesia
mentre vedo un bambino scalzo
con le scarpe in mano
camminare lungo i corridoi della vita.
Le finestre sono troppo alte per mirare il cielo,
troppe porte sono chiuse,
troppe mani si nascondono.
ma lui continua a camminare.
Un gigante buono con la barba bianca
lo prende per mano lo issa sulle spalle,
lui incontra per la prima volta l’arcobaleno
parole sagge  fanno comprendere
che il dolore è un seme per fiori bellissimi
annaffiare la terra fa male,
poi tutto si supera.
Corridoio lungo della vita,
la barba nasconde il viso di bambino.
lui si perde e si fa forte,
lui si perde e si fa scoglio per il mare in tempesta.
Grigio tra i capelli, ora sa guardare oltre la finestra.
Quando tutto sembrava volgere al silenzio,
la musa si fa donna
in un angolo di un estate strana;
la musa si fa amore
in un bacio improvviso;
la musa si fa vita
nel respiro della pelle.
Lo scribacchiare di mare si fa poesia
mentre riposo nel giardino
che abbiamo scelto di vivere,
una porta sul passato chiusa a chiave,
una porta senza serratura sul domani

semplicemente per noi.

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