L'Uomo

domenica 10 luglio 2016

SETTEMBRE 1969



Figlio di un’estate
In cui alla gente per sognare bastava poco,
una carezza, un fiore, un abbraccio innanzi al mare.
Figlio di una distrazione,
non vaso d'argilla lavorato con amore
sino a renderlo forte oltre il tempo.
Una manciata di soldi,
uomini senza anima,
poteva finire ancor prima di iniziare,
ma l'alba arrivò comunque
e forse non fu una gran festa.
Il bambino che non fui,
mai uno sguardo a vegliare i sogni,
mai un silenzio di incoraggiamento.
Il bambino si fece uomo senza fanciullezza,
un maestro dalla barba bianca
mi insegnò tutto quello che a casa non si diceva,
la bellezza della vita.
Non potevo volare,
non dovevo avere ali
forse per l'unica colpa di essere,
mentre altri due figli assaporavano la gioia del crescere spensierati.
Già, è la vita c’è chi cresce con un pallone
e chi con le bollette da pagare,  
ma in fondo va bene così, si va bene così.
Orfano delle emozioni più belle
il Signore mi ha donato l'arte dell'emozione che si fa parola,
così mi ritrovo a vestire l'amore
io che sono sempre stato nudo.
Fortuna il tuo sguardo ora sui miei sogni,
fortuna il tuo amore a salvarmi.
Dentro questa ferita fa male,
ma il Signore mi ha donato il tuo fiore,

e la piaga allieva la sua pena. 

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