L'Uomo

sabato 21 novembre 2015

SCUSATE LO SFOGO




Subiamo gli uomini che vivono di nebbia,
che vogliono cancellare il sole dal viso,
che passano poi senza lasciare nulla.
Noi facciamo sempre il meglio
nella nostra imperfezione di essere uomini.
Troppe parole vuote,
in contesti sempre fuori luogo,
il nostro tempo non permette errori,
non puoi fermarti per fari riposare l’anima,
saresti fuori dal contesto
che gli altri disegnano e impongono.
Non si parla più,
si agisce, ci si arma
si fanno vibrare le mani
non esiste più amore.
Esiste una guerra
in nome di un finto dio,
chi si sgomenta ora
è chi ha armato prima.
Non esiste alcuna divisione tra gli esseri della terra,
non esiste una religione perfetta,
esiste un pensiero, un dio  
per sperare che la vita
non sia solo una corsa
per abbracciare un silenzioso infinito.
L’integrazione è un incontro di pensieri
sospinti dal rispetto e l’umiltà,
io vivo la mia vita e tu la tua,
possiamo solo insegnarci qualcosa che non sappiamo
ma non affermarsi solo per crescere.
Non sono un poeta civile,
sono un poeta d’amore,
la realtà intorno è arida
sempre più sabbia e deserto,
Io sono acqua, puoi nascondermi
ma io continuo lento il mio movimento.
Si vive di pancia,
non si è maestri d’orchestra tra il cuore e la ragione,
non è mai il tempo per parlare ad un fiore.
A volte vivo prigioniero di alberi secolari senza fronde,
anime senza volo,  è il mio quotidiano,  
mi salva l’amore, si mi salvano i tuoi occhi amore mio,

noi che facciamo sempre del nostro meglio.

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